Rifacendosi ad un grande pittore paesaggista del 1700 ed alla sua poetica, proviamo a traslare il concetto di "pittoresco" dalla pittura alla fotografia...
Ed otterremo una chiave di lettura per la fotografia di paesaggio.
Sosteneva l'inglese:
- La natura è una sorgente di stimoli
- Le sensazioni si danno come gruppi di macchie
- Il dato sensorio è comune a tutti, ma l'artista lo elabora
Quando immortaliamo un paesaggio, è perchè in quel momento ci sta provocando delle sensazioni: emozione, stupore, paura, bellezza... tutti stimoli che il fotografo recepisce in pochi secondi, rielabora, interpreta e comunica nel suo scatto.
E come trasmettere queste sensazioni? Attraverso luci e ombre. "Gruppi di macchie" come diceva Cozens. Giochi di chiaroscuro, colori vivaci o monocromo: in base alla tecnica utilizzata, ne conseguirà una certa emozione.
La tecnica che sceglierà di utilizzare il nostro fotografo paesaggista, indirizzerà quindi la sfera emozionale dello spettatore in un verso piuttosto che in un altro.
Chiunque è in grado di recepire sensazioni da un semplice sguardo. Ma è grazie all'interpretazione e al chiarimento del fotografo (e dunque alla tecnica mentale e manuale che sceglierà) che lo spettatore verrà sopraffatto da un'emozione piuttosto che da altre. Sarà guidato a vivere le stesse sensazioni che l'autore della fotografia ha vissuto in quel momento.